un progetto originale di Ambrogio Sparagna
con la partecipazione dei solisti dell'Orchestra Popolare Italiana
Ad aprire questa decima edizione sarà uno dei più importanti musicisti europei legati alla tradizione e alla cultura delle laude e dei canti popolari italiani, maestro concertatore alla Notte della Taranta, direttore dell'Orchestra Popolare all'Auditorium Parco dello Musica di Roma con all'attivo collaborazioni con Francesco De Gregori, Lucio Dalla, Angelo Branduardi, Peppe Servillo, Teresa De Sio, Simone Cristicchi, Ron, Giovanni Lindo Ferretti e molti altri: Ambrogio Sparagna.
Lo spettacolo Sia Laudato propone alcune perle preziose dello straordinario repertorio dei laudari, collegando le laude popolari francescane a quelle filippine, il repertorio di sant'Alfonso a quello di compositori gesuiti siciliani della Controriforma.
Attraverso una originale e sapiente interpretazione musicale, realizzata con gli strumenti tipici della tradizione etno-musicologica italiana, Sia laudato offre allo spettatore una raccolta di lodi popolari sacre di grande fascino e intensità spirituale che cattura e trascina lo spettatore in una straordinaria dimensione di misticismo.
Produzione Associazione Tra Sacro e Sacromonte Di Gregorio di Nazianzo Traduzione di Giorgio Ieranò Con Mariangela Granelli, Tindaro Granata, Angelo Di Genio, Stefania Pepe, Dario Villa, Sarah Collu, Valentina Maselli. Con la partecipazione di Francesca Lombardi Mazzulli. Regia Andrea Chiodi, Scene Matteo Patrucco, Costumi Ilaria Ariemme, Movimenti di scena Marta Ciappina, Luci Marco Grisa.
Perché riportare in scena oggi una Passione? Il motivo profondo che spinge ad esplorare il testo del Nazianzeno è il desiderio di recuperare il genere dei centoni, così ricchi e affascinanti, ma anche e soprattutto di cogliere il senso profondo del sacrifico e di ciò che esso ha introdotto nella storia dell'umanità.
Un percorso che avrà come protagonista e portatrice della vicenda la figura di Maria, che in questo contesto diventa Madre, Regina, Eroina e Santa. Un progetto di altissimo valore culturale, unico nel suo genere.
Il testo de La Passione di Cristo è suddiviso in quattro parti: noi abbiamo scelto di portare in scena solo le prime due - Passione e Morte -, tralasciando Sepoltura e Risurrezione e facendo così un'operazione che ricalca in pieno l'uso liturgico di questi brani nell'antichità. L'autore del Christus Patiens riecheggia e riplasma, in chiave cristiana, espressioni e concetti della tragedia greca.
Accade allora che Cristo, vittima innocente di un potere malvagio e dispotico e di un vile tradimento, ricordi Filottete, Ippolito, Prometeo, puniti proprio per la loro lealtà, castità o il loro eccessivo amore per l'uomo - Prometeo inchiodato alla rupe come Cristo alla croce -, figura divina in quanto demònica, sospesa e divisa fra umanità e divinità, fra terra e cielo.
Con questa serata sveleremo il cuore di questa decima edizione: il passaggio dalla tragedia classica alla sacra rappresentazione. Scopriremo l'importanza di questo testo fondamentale: Elisabetta Pozzi con intensità straordinaria interpreterà i versi di Medea in un confronto con quelli del testo del Christus Patiens.
Un vero viaggio alla scoperta di questo centone di versi di Euripide, guidati dalla sapienza di Giorgio Ieranò, per scoprire la storia dei versi del Nazianzeno nel parallelo con tutte le tragedie presenti nel testo. Maria viene sorprendentemente accostata a Medea, oltre che a Fedra e a Ecuba, attraverso i richiami intertestuali, gli echi, le citazioni, i fili sottili che tramano relazioni e corrispondenze archetipiche, assolute.
Queste proiezioni del femminino sono segnate da quello che Leopardi chiamerà il "dolore antico", Saba il "dolore eterno" che "ha una voce e non varia". Un dolore cieco, smisurato, innominabile, quasi indicibile, solo sfiorato da una voce, da una parola che tendono ad annullarsi, a dissolversi in mero gemito, in fremito indistinto, in grido, in pianto, in silenzio, in tragedia pura.
Quando un giovane attore di talento, di lingua francese, come Ugo Fiore, incontra un testo come questo diventa possibile entrare tra le righe di uno dei più noti poeti francesi come Paul Claudel e la sua poesia, insieme a una delle più interessanti e note attrici del panorama teatrale italiano, amica del festival, che torna per la quarta volta sulla Terrazza del Mosè: Federica Fracassi.
Andrà in scena una sacra rappresentazione moderna, che si inserisce perfettamente nel percorso costruito per questa decima edizione. Si arriva così all'ultimo appuntamento in cui i due interpreti daranno vita ad una sorta di dialogo inventato tra lingua francese e lingua italiana, accompagnandoci ne Le chemin de la Croix di Paul Claudel, testo del 1911 che si apre con una provocazione estremamente attuale: "E' finita. Noi abbiamo giudicato Dio e l'abbiamo condannato a morte."