Tra le esperienze più significative che si svolgono al Sacro Monte c'è il pellegrinaggio.
La proposta delle serate teatrali Tra Sacro e Sacro Monte quest'anno vede Dante come guida d'eccezione nel riscoprire la vita quale pellegrinaggio. Ogni credente, infatti, e prima ancora ogni uomo, è un ricercatore instancabile di senso, e quindi di Dio, in quanto bisognoso di consolazione, di luce, di forza esistenziale, sostenuto dalla tradizione biblica così come dalla figura dei Santi.
Il viaggio inizia dalla dimora domestica e finisce alla dimora divina, attraverso un esodo spaziale e temporale che va dal profano al sacro, dal finito all’infinito, dal contingente all’eterno. Davvero “beato” colui che “decide nel suo cuore il santo viaggio” (Sal 84,6): santo per la meta e per il riverbero che da essa promana e si diffonde lungo tutta la via; santo per le fatiche penitenziali assorbite, che purificano e alleggeriscono da pesi ingombranti; santo per i compagni di viaggio, per le preghiere e i sacrifici che rendono trasparenti e puri nelle relazioni con Dio e con il prossimo.
Già qualcuno ha avuto il merito e il coraggio di mostrare come Dante sappia parlare all’uomo di oggi, affascinando specialmente i giovani. Anche una lettura “lineare”, narrativa, senza troppe chiose, sono certo che coinvolgerà in profondità un pubblico vasto e variegato.
Mi auguro che la sesta edizione del festival, che recupera testi danteschi con l'interpretazione originale degli artisti, sia per la Chiesa l'occasione di tornare a parlare della sostanza del suo messaggio, cioè di Dio. Spesso – nota il Card. Ravasi – ci si perde dietro a piccoli particolari e non si tiene conto di tutto l’affresco.
Anche in questo, Dante, con il suo spirito “sistematico” medievale – un respiro che noi abbiamo perso – può esserci d’aiuto.
Mons. Erminio Villa Arciprete di Santa Maria del Monte